Come curare tutti gli aspetti del cibo, senza così tanto stress?

stress

Ho lasciato un box su Instagram chiedendomi di cosa avresti voluto parlare insieme ed avete condiviso questa domanda, che torna spesso anche con le pazienti: “Come curare tutti gli aspetti del cibo, senza troppo stress?”

Ti è mai capitato di vivere il cibo come se dovessi mettere insieme un'infinità di pezzi del puzzle? A che orario mangio? Quanto mangio? Come compongo il pasto? Come lo cucino? Come lo condisco?

Io ricordo di aver vissuto una fase molto intensa durante l'università. Ero immersa nella cultura della dieta, nel mondo delle diete e cercavo di controllare cibo, corpo, movimento il più possibile. A un certo punto è crollato tutto.

Per rispondere, vorrei porti a mia volta una domanda: è davvero necessario curare tutti gli aspetti del cibo, e quindi vivere questo stress?

Uno dei nodi su cui lavorare per cambiare sguardo è riscrivere ciò che abbiamo fatto nostro dalla cultura della dieta.

La cultura della dieta è la narrazione su cibo, salute, corpo che c'è in questo momento storico e che, tra i vari aspetti, porta avanti una narrazione di educazione ed informazione nutrizionale focalizzata sui tanti dettagli teorici. Prova ad immaginare, ad esempio, tutti i post e gli articoli che trovi online interessandoti di alimentazione.

Mi spiego meglio.

Se io come professionista leggo le linee guida, troverò informazioni su ogni aspetto nutrizionale. Per esempio ci sarà una sezione dedicata ai micronutrienti, ad ogni sale minerale, ad ogni vitamina e così per ogni nutriente. Queste informazioni però hanno uno scopo di ricerca e di divulgazione fra professionisti, di formazione professionale. Ma nella pratica non è necessario mettere insieme tutti questi pezzetti, a meno di dinamiche particolari di salute.

In sintesi, impariamo fin da bambine dalla cultura della dieta ad iper-pensare al cibo, anche quando non è davvero necessario.

Il punto due su cui vorrei riflettere è un aspetto che utilizziamo spesso nelle visite, negli spazi di cura con i pazienti, quando c'è questa sensazione di sovraccarico nel cibo...

...costruiamo insieme la tua piramide dei bisogni e delle priorità.

Che cosa significa?

Prova ad immaginare i tuoi bisogni come fossero una piramide, puoi prenderti cura del gradino superiore solo se ti sei presa cura del gradino alla base.

Se sulla punta possiamo trovare aspetti spesso secondari come l'attenzione ai grassi saturi, ai vegetali a foglia verde, alla provenienza degli alimenti… alla base troviamo bisogni primari come il riposo, il raggiungere i bisogni energetici con il cibo, il sentirsi al sicuro.

Se questi bisogni non sono coperti, può diventare svantaggioso portare tanta attenzione (o far portare tanta attenzione se sei un professionista) la punta della piramide perché il nutrimento dei bisogni fondamentali. Se non stiamo riposando, questo sarà il bisogno chiave prima ancora di poter pensare a quanto cucinare, cosa cucinare, come combinare gli alimenti.

Se in questo momento non stiamo coprendo i nostri bisogni di energia perché siamo in una restrizione nutrizionale (ne abbiamo parlato in altri articoli), questa potrebbe essere la priorità.

Ecco che provare a immaginare questa piramide nel qui e ora può essere d'aiuto perché ti aiuta a rimettere tutto in prospettiva. Aspetta cosa c'è alla base per me in questo momento? Quali sono i bisogni prioritari? Sto riuscendo a riposare, sto riuscendo a ricoprire i bisogni di energia? Mi sento al sicuro?

Apro una piccola parentesi, prima di passare al prossimo punto.

Pensiamo a l'utilizzo delle spezie o l’esplorazione della varietà nel cibo. In alcuni casi lavorare sugli aromi, sulle consistenze, sul sapore, sulla parte sensoriale del cibo potrà accendere la scintilla per, ad esempio, riconnettersi con il cibo e riuscire nuovamente a coprire i propri bisogni. Bisogna quindi entrare nella realtà di ciascuno, che è quello che si fa in uno spazio di cura, perché ogni persona ha una piramide unica in quel momento della vita.

Punto tre. Ascolto dei propri bisogni.

Siamo abituati a vivere il cibo molto “di testa” proprio perché, venendo dalla cultura della dieta, quello che mano a mano succede è che ci distacchiamo dai segnali del corpo, dal nostro modo di vivere il cibo spontaneo che abbiamo alla nascita per appoggiarsi sempre più a dei fattori esterni (un piano, una tabella, un'applicazione...). Quindi il cibo diventa un'esperienza molto mentale: invece di sentire, mi trovo a pensare quando e quanto devo mangiare. L'esperienza con il cibo può piano piano tornare ad essere più spontanea, più intuitiva. Ogni scelta, così, non richiede più un'estrema quantità di stress perché è uno spontaneo intreccio fra ascolto dei segnali del corpo, utilizzo della mente ed emozioni.

Anche qui, apro un’ultima parentesi.

Ci tengo a non passare il messaggio che il cibo sia facile. Magari in un mondo ideale, o magari nel futuro, chissà. Ad oggi però il cibo può portare complessità diverse: ad esempio se abitiamo un corpo grasso ci sarà un livello di discriminazione e di complessità grande, oppure se viviamo una patologia o stiamo affrontando un disturbo alimentare. Ecco perché ogni persona avrà un suo funzionamento unico. Per alcune persone l'ascolto dei segnali del corpo verrà più spontaneo, potrà aiutare qualcosa che indirizzi di più perché si tenderebbe ad essere trascinate flusso del momento dimenticandoci di ascoltare i nostri bisogni.

Quindi nella sfera del cibo c'è molta complessità, che viene alleggerita e sciolta nello spazio di cura.

Ma lo sguardo verso il rapporto con il cibo può comunque essere questo, cioè un'esperienza che piano piano invece di attorcigliare sempre di più questa matassa di pensieri e stress, possa essere più semplice e spontanea.

Giada Fierabracci - Dietista non prescrittiva

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Sono Giada Fierabracci, dietista non prescrittiva con due anime: una da scienziata e una più umanistica. Nel lavoro queste due metà si intrecciano per ricostruire insieme il rapporto con il cibo e il corpo, libero dalle pressioni del mondo. Da qualche anno lavoro come libera professionista, per lo più online, con al fianco la mia assistente a quattro zampe Ellie

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